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Buona lettura!

venerdì 15 aprile 2011

Le croci gemelle.

     Questo racconto è piuttosto vecchio, credo risalga a qualche mese fa. Il genere è fantasy.                                                                      

     Sidera Crux
Mizar  riemerse dall’acqua gelida un attimo primo che il varco di ghiaccio si chiudesse. Inspirò a pieni polmoni  e si issò sulla roccia bagnata,  Intorno a lui solo l’oscurità e il rumore delle acque del lago. Il ragazzo protese la mano e le dita toccarono una parete irregolare, fredda.
<<Alcor?>>chiamò. La risposta fu solo l’eco della sua voce. Doveva essere uno spazio molto piccolo. <<Alcor!>> Ripetè << Lo so che ci sei!>>. Le sue parole vibrarono nell’aria e rimbombarono più e più volte.  Il ragazzo imprecò a mezza voce e incominciò a tastare cauto la parete a cui era appoggiato. Camminava lento, rasente al muro. Voleva evitare di assaporare nuovamente il gusto dell’acqua del lago. Come diavolo è passato lui? Si chiese. All’improvviso, qualcosa di diverso dalla muffa umida. Qualcosa di asciutto, poroso, caldo.
<<Legno…>> mormorò.  Non osava credere in tanta fortuna. << Legno…>>ripetè<< Manca solo….>> Infilò le mani nelle tasche e rovistò freneticamente, in cerca della pietra scura che portava sempre con se da quando era diventato un membro del popolo, ma non trovò nulla. Doveva essergli caduta nuotando. Un'altra imprecazione scivolò nel buio. Il ragazzo strinse forte ciò che sembrava essere legno e lo tirò a se. Un raggio di luce sbocciò tra le tenebre e una debole fiamma prese vita intorno al ciocco di legno tra le sue mani. La luce gli ferì gli occhi, ma Mizar si sforzò di non serrare le palpebre. Fuoco eterno . Ne rimanevano pochissimi esemplari, e da quel che ne sapeva lui, il Re li possedeva tutti. Poco a poco dall’ombra emersero i confini di un piccolo spazio chiuso circondato dalla nuda roccia.
<< Una grotta sotto il lago…>>sussurrò. Gli occhi corsero veloci lungo le pareti, cercando una via d’uscita che non fosse l’acqua nera che sciabordava ai suoi piedi. Nulla. Neanche la più piccola crepa segnava la pietra a indicare un passaggio. Soltanto una grande croce disegnata sulla roccia con piccoli solchi bianchi interrompeva  il nero paesaggio della grotta.  Il ragazzo si fece più vicino e incominciò a seguirne le linee con le dita, quando si accorse che all’incrocio dei bracci era incisa una parola. Avvicinò la fiaccola e la illuminò <<Deneb>>lesse.  Subito le dita corsero sulla schiena, verso il fodero del pugnale che lui e suo fratello si erano regalati anni prima. Lo fece scivolare fuori dal cuoio con delicatezza e lo strinse nella mano. La lama era ricavata da una croce d’argento e lungo l’elsa correva il nome di Alcor.
<< Deneb>>ripetè . Suonava familiare. Qualcosa scattò .
 << Le croci gemelle>> mormorò, senza sapere cosa  significasse veramente. Improvvisamente un idea gli fulminò la mente. Pose il pugnale contro la roccia e lo allineò alla croce bianca.
<< Alcor!>> Scandì.
Un rumore di rocce franate riempì l’aria e un angusto spiraglio di luce comparve lungo la croce bianca.
Mizar rinfoderò il pugnale e pose le mani contro la pietra. Con il cuore in gola spinse i battenti ed entrò.
Le porte si aprirono scivolando lentamente e senza alcun rumore. Mizar mosse qualche passo incerto nell’ombra, alzò la torcia e illuminò l’ambiente.  Ciò che vide lo lasciò senza fiato. Centinaia, forse migliaia di colonne granitiche correvano lungo tre immense navate, su ognuna di esse brillava una fiaccola accesa. Possibile che nessuno si fosse accorto di una simile costruzione? Infine la curiosità lo spinse vicino ad una delle grandi finestre.
Il suono sordo del legno contro la pietra vibrò nell’aria tiepida.
<< E’ sotto il lago…>>mormorò mentre la torcia gli scivolava via dalle dita e finiva sul pavimento .
<< Si.>> Disse una voce << Siamo sotto il lago.>>
MIzar si girò di scatto, portando istintivamente una mano dove avrebbe dovuto esserci l’elsa della sua spada. Le dita toccarono solo il fodero inutilmente vuoto . Davanti a lui, a una decina di metri di distanza c’era suo fratello, avvolto in un mantello color pergamena, la spada già sguainata in una mano, i sottili coltelli da lancio nell’altra.
<< Alcor>>disse indietreggiando lentamente. Sapeva che in un corpo a corpo il fratello lo avrebbe abbattuto senza difficoltà.
<< Mizar>> rispose l’altro giocando con le lame tra le dita. Sembrava quasi che si stessero salutando pacificamente come due fratelli che non si vedono da qualche ora. Entrambi si guardavano negli identici occhi color ghiaccio, cercando di carpire i segreti l’uno dell’altro.
Poi la magia si spezzò e il primo coltello vibrò minaccioso nell’aria. Mizar scartò velocemente e si tuffò a terra, scivolando verso la colonna più vicina.
<< Sempre il solito, Mizar,>> lo schernì << Sei venuto a uccidermi senza alcun’arma, senza nessuna corazza.>> Il secondo coltello fischiò a poca distanza dall’orecchio di Mizar <<Pensi di ammazzarmi a parole,forse?>> rise.
Mizar ormai toccava la colonna con le spalle, si alzò in piedi e nascose le mani dietro la schiena. Rimaneva un solo coltello tra le mani di Alcor. Il ragazzo tastò il marmo freddo finchè non trovò ciò che cercava. Il fratello Lanciò l’ultima lama che gli rimaneva con tanta forza da farlo fischiare nell’aria. Mizar lo guardò avvicinarsi sempre più al suo volto. Chiuse gli occhi d’istinto, mentre staccava la fiaccola dalla colonna e la scagliava con tutte le sue forze contro il coltello. La lama si infisse in profondità e una lunga spaccatura comparve lungo il ciocco di legno, che rotolò ai suoi piedi. Lo alzò veloce con il piede ed estrasse il pugnale dorato. Soltanto per un istante vide i suoi occhi riflessi in un mondo  senza colori.
<< Questi trucchetti non ti fanno onore, fratello.>>Sibilò Alcor << Dopo tutti questi anni mi affronti senza una spada perché sai che non avresti la forza di uccidermi >> Ogni parola la voce saliva di tono .Alcor prese la spada a due mani e si lanciò contro il fratello. Alla primo colpo la piccola lama dorata si frantumò in mille pezzi  e la punta della spada gli passo fulmina sotto l’occhio sinistro, disegnando una linea di sangue lungo la guancia, fino all’orecchio.
 <<Cerchi di evitare il momento in cui mi dovrai guardare negli occhi mentre mi punti una lama alla gola!>>
Alcor roteò la spada dietro le spalle e colpì dall’alto. Mizar strinse la fiaccola tra le dita e vibrò un colpo contro il piatto della lama, prima che colpisse. Il fratello perse l’equilibrio e scartò di lato. Il ragazzo ne approffitò: stacco un'altra fiaccola dalla parete e con la fiamma riaccese l’altra che stringeva in mano.  Il ragazzo scattò verso il fondo della sala facendo frusciare il mantello  alle sue spalle.  Mizar guardò suo fratello saltare agile su un altare di marmo bianco e brandire la spada a due mani, l’elsa sollevata all’altezza degli occhi. SI piegò sulle ginocchia e saltò.
Mizar roteò le fiaccole, preparandosi all’impatto. Le torce colpirono la lama in due punti differenti, una più in alto dell’altra. La spada roteò lontana e il clangore del ferro contro il marmo risuonò nella navata.  Sovrastava il fratello, le mani intorno alla sua gola.
<< Dopo tutti questi anni>> sibilò<< sono venuto disarmato perché sapevo che se ne avessi avuto la possibilità, ti avrei ucciso!>>
  << Non hai mai avuto la possibilità di farlo.>> sibilò il fratello << Non l’avrai mai.>>
Mentre Alcor parlava, alle sue spalle apparvero figure indistinte. Ombre nascoste dalle colonne, Mizar ne scrutò le sagome e le forme muscolose e al tempo stesso sottili come fuscelli.
Elfi.
Uno di loro mosse un passo verso il centro della cattedrale, portandosi alla luce delle torce.
Mizar sorrise, guardandolo.  Portava i capelli scuri raccolti in una coda dietro la testa. Una maschera argentea  dalle forme di  lupo gli celava il volto e lasciava intravedere soltanto gli occhi ambrati di colui che la portava. In entrambe le mani stringeva  ricurve daghe affilate. Mizar tirò un sospiro di sollievo. Erano di fattura elfica. Non avrebbero potuto ferilo.  Proprio mentre la speranza in lui prendeva vita , sentì gorgogliare una risata nella gola del fratello sotto le sue braccia.
<< Fratello mio>>  urlò nella cattedrale << ciò che pensi è vero!>>  Mizar sentì un  brivido gelato percorrergli la schiena.  Non aveva intenzione di uccidere il fratello.<< Un arma forgiata dagli elfi non può ferire il tuo corpo, ne può ucciderlo!>>
Altri guerrieri  si rivelarono , portandosi alla luce.
<< Una arma forgiata dagli elfi imprigiona la tua anima>>
Mizar sentì il sangue gelarsi nelle vene.  Cercò gli sguardi degli elfi e trovò conferma alle proprie paure.
I mantelli scarlatti degli arcieri si agitarono nell’aria, mentre incoccavano la frecce e sollevavano l’arco di  acero scuro. Ognuno di loro portava una maschera diversa.  Prima della fine Mizar riconobbe una volpe bianca, un orso delle foreste, un corvo del Nord. Tutti e tre annuirono.  << Se ti arrendi ora, Alcor, ti lascierò vivere.>> sussurrò.
<< Addio, fratello mio>>  gorgogliò l’altro in risposta. Gli elfi  tesero le corde nello stesso istante, con una tecnica affinata dai secoli di duri allenamenti.
Mizar  abbassò gli occhi a terra ed allentò la presa.  sfoderò il pugnale con cui aveva aperto il passaggio nella grotta e fissò la luce che splendeva sulle lettere che formavano il nome di suo fratello.
Chiuse gli occhi e si alzò in piedi.
Il pugnale cadde in terra con un clangore metallico.
Subito dopo, molti sibili silenziosi lo seguirono.
Un gemito colmò l’aria pesante della cattedrale, ed una lacrima solitaria rigò la guancia di un uomo rimasto solo alla luce del fuoco. Egli guardò il fratello riverso in terra, gli occhi spenti fissavano il pugnale e rimandavano l’immagine di un uomo morto che guardava il suo nome.
Gli uomini si tolsero le maschere argentee e si inginocchiarono. Il ragazzo li congedò con un cenno della mano.  << Ti ho dato la possibilità di arrenderti.>> sussurrò
<< Addio,fratello>>.

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