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Un caloroso benvenuto a tutti voi, avventori del mio blog. Qui potrete trovare le storie ed i racconti che scrivo, le idee, i pensieri e tutto ciò che riguarda la mia attività di scrittore, in particolare testi di genere fantasy e fantascientifico. Spero che ognuno di voi lasci un commento, una sua impressione, un semplice apprezzamento, una critica o qualsiasi altro parere si senta di dare.
Buona lettura!

lunedì 6 giugno 2011

L'alba della magia

Prologo
Il vento soffiava sulle colline e sulle case della valle, sibilando tra gli alberi  e le rocce del paesaggio desolato. I bambini correvano lungo il letto del fiume ormai prosciugato, seguendo una vecchia palla di pezza che si passavano fra loro. Yonas  si lanciò contro un compagno e gli tolse la palla dalle mani. Muovendosi velocemente  il bambino evitò tre dei ragazzini che si avventarono su di lui, ma il quarto, il più grosso, gli si gettò contro e lo atterrò, mentre la palla rotolava via. Yonas sfilò dolorante  il corpo esile da sotto la mole del compagno e con uno sguardo si accorse che si erano spinti troppo in là, ben oltre il limite che gli era proibito superare.  Il grande muro nero si stagliava contro il cielo, macchiandone l’ intenso azzurro delle giornate estive. Fin da quando aveva memoria, il confine del villaggio era sempre stato il muro, ed era sempre stato proibito avvicinarsi. Le guardie scelte dell’armata reale erano arrivate dalla capitale dell’impero per presidiare il limite molto prima che lui nascesse. O almeno così gli avevano raccontato la sera intorno al fuoco.
<< Yonas!>> lo chiamarono << Vieni via!>>
Il ragazzino gettò un ultimo sguardo esitante alla grande costruzione scura, camminando all’indietro, chiedendosi ancora una volta cosa nascondesse.
<< Yonas!>>
Il bambino si voltò lentamente e si incamminò verso gli amici, quando con la coda dell’occhio scorse qualcosa muoversi oltre il muro. Si pietrificò dov’era.
Gli altri avevano ripreso a lanciarsi la palla e non sembravano aver notato nulla, ma lui l’aveva visto. Un lampo di luce blu aveva squarciato per un istante la parete nera, disegnandovi sopra una ragnatela di crepe grigie, adesso indistinguibile dalle altre che incidevano la superficie.
<< Se non vieni adesso, ti lasciamo qui!>> Gli urlò Gor, il capo della banda.
Yonas ricacciò indietro la paura e corse dietro gli amici, atterrito dalla prospettiva di rimanere solo in quel luogo, ma sapendo che non avrebbe mai dimenticato quella luce blu. Probabilmente nessuno gli avrebbe creduto, e l’avvenimento sarebbe presto diventato parte della leggenda, come spesso accadeva ai luoghi in cui dimorava un mistero.






Capitolo 1
La nuova stirpe
Nessuno seppe mai con certezza il momento esatto. Per quanto studiosi e scienziati di ogni terra abbiano cercato in ogni modo di rintracciarne le origini e riprodurne le condizioni, nessuno, nemmeno io, riuscì mai nell’impresa. Il fenomeno, semplicemente, si manifestò. Molti vedono in esso la prova dell’esistenza di Dio, altri lo riconoscono come il marchio del demonio. All’inizio il consiglio decise di non interessarsene, poiché a quei tempi era circoscritto ad un ristrettissimo gruppo di persone. Donne, bambini e vecchi vennero lasciati in balia delle follie del popolo. Le loro anime vennero affidate al caso e con esse il nostro futuro. Negli anni a venire, quegli uomini e quelle donne che decisero di non dar peso all’evento furono marchiati a vita e perseguiti, costretti a fuggire, a nascondersi tra le vette che sorgono a est delle nostre terre. Quasi vent’anni dopo, i consiglieri si riunirono per affrontare una situazione che era ormai divenuta insostenibile. Da ogni dove giungevano dispacci urgenti, resoconti delle tragedie che dilagavano e mietevano vittime che il nessuno, nemmeno il Re, poteva più ignorare. Il villaggio di Erekan fù raso al suolo dal vento,  Elhsian, la nuova città, nata per ospitare l’ordine guerriero, si era trovata ad affrontare onde più alte delle torri di vedetta ed era stata ridotta ad un cumulo di macerie.  La strada del Nord, che collegava le due metà del paese era stata spazzata via insieme ai molti villaggi che ne seguivano il percorso. Gli uomini toccati dall’evento si riunirono in comunità che vivevano ai margini della società, lontano da ogni altra forma di vita. La gente ne aveva paura, non voleva trattare con loro né merci né cibo. Le donne non uscivano più di casa e i bambini vivevano nell’ombra. Il consiglio stesso  incominciò a temerli, e di conseguenza li perseguitò. Li impiccò pubblicamente, li torturò delle piazze e nelle strade di ogni città, istigandoli a rubare e uccidere per sopravvivere. Al neonato Ordine Guerriero venne affidato il compito di scovarli e sterminarli fino all’ultimo bambino. A migliaia di madri morirono bruciate sui roghi e loro figli vennero soffocati nelle loro ceneri. Fu il consiglio a creare la setta, a scatenare l’odio di quegli uomini contro gli abitanti.
L’alba di una nuova specie fu macchiata dal sangue degli innocenti.
La nostra storia è macchiata dal sangue dei primi maghi che il mondo conobbe.
Dopo anni di ricerche, arrivai a credere di aver trovato, se non la prima, una delle prime manifestazioni del fenomeno che venne poi battezzato Magia.
La nostra storia incomincia in un piccolo villaggio a est di un grande fiume, in una casa avvolta dalle fronde degli alberi.
Una casa in fiamme.




Hel smosse qualche sassolino col piede, raccolse un pezzetto di legno e lo gettò nel fuoco.
Un ragazzo piccolo, dai capelli neri e la pelle olivastra la imitò sorridendole. Era il più giovane del gruppo e di solito appena calava la sera doveva correre a casa, ma quel giorno era rimasto con loro.
<< Glen!>> lo canzonò un altro, tirandogli un sasso << Non scappi dalla mamma stasera?>> Il ragazzo lo evitò con una certa agilità, spostando velocemente il fianco con un gran svolazzo dei capelli scuri.
<< Forse stasera ha troppa paura di tornare indietro da solo!>> lo punzecchiò Briec, uno dei ragazzi più grandi e spavaldi. Effettivamente quella volta si erano spinti molto in là, avevano oltrepassato il fiume e si erano radunati in una piccola radura con un grande masso grigio al centro, vicino al quale avevano acceso il fuoco. Poteva essere difficile tornare indietro senza perdere la via, e la foresta di sera poteva incutere molto timore, con le lunghe ombre degli alberi simili a mani artigliate e gli strani versi degli uccelli notturni.
Glen si strinse nelle spalle, come a dire che non gli importava di quel che pensavano. Hel inclinò la testa da un lato e lo fissò di sottecchi. Molte volte si era chiesta che cosa c’entrasse lui in quel gruppo. Non lanciava stupide sfide a chi si arrampicava sull’albero più alto o chi  lasciva il segno più profondo nella corteccia lanciando sassi, ne rispondeva a quelle degli altri. Si avventurava con loro nelle esplorazioni della foresta, ma rimaneva sempre in disparte e non si distingueva in nessuna delle strane abilità che gli altri ragazzi lodavano.
Semplicemente, stava li con loro. In quel momento il ragazzo alzò gli occhi e incrociò il suo sguardo, soffermandovisi per un momento. A Hel sembrò di vedervi una scintilla di ammirazione, ma subito il ragazzo lo distolse e tornò a fissare il fuoco. La sera trascorse tranquilla, tra le battute e le risate dei ragazzi attorno alle fiamme. Lentamente i ragazzi tornarono a casa, mentre il gruppo  rimasto in cerchio nella radura si spezzava. Rimasero solo in quattro. Lei, glen, Briec e un'altra ragazza di cui non conosceva il nome, che si affrettò ad appartarsi con l’altro ragazzo, lasciandola sola con Glen. Hel si alzò, imbarazzata, e fece per andare a prendere un altro ciocco di legno dalla catasta, ormai povera, ammonticchiata li vicino. Lo gettò tra i rimasugli delle braci e le poche fiamme residue e decise che era ora di tornare a casa anche per lei. Voltò le spalle al ragazzo e si incamminò verso il fiume, ma non aveva fatto tre passi che sentì una mano stringere la sua. Si voltò e vide Glen sorridere a pochi centimetri dal suo volto << Credo che questo sia tuo.>> le disse, stringendo nell’altra mano una collanina sollevata all’altezza degli occhi. Il piccolo pendente a forma di tronco d’albero che portava sempre tra i seni dondolava leggero . Lei lo prese al volo, ma il ragazzo non lo lasciò.
<<Grazie.>> mormorò sorpresa, sbattendo le palpebre. Per qualche istante rimasero così, immobili, con le mani intrecciate e i visi così vicini da poter sentire il respiro  l’uno dell’altra sulla pelle. Poi Glen lasciò il ciondolo e si voltò lentamente, incamminandosi per la sua strada. Hel attraversò il vecchio ponte di legno sul fiume e percorse lo stretto sentiero che portava fino alla casetta dove abitava, in una piccola radura circondata dalla vegetazione. Era stranamente scossa. Il comportamento di Glen era insolito, ma in qualche modo … gli era piaciuto. La ragazza tentò di ricordare il colore dei suoi occhi, ma non vi riuscì, era troppo buio per riuscire a distinguerlo al chiarore del solo fuoco. Pose la mano sulla vecchia maniglia in legno scuro ed entrò, lasciandosi alle spalle un debole odore di bruciato e una sottile colonna di fumo grigio e denso. Cercò il suo letto e vi si sdraiò, scalciando via gli stivali. Chiuse gli occhi e pensando al ragazzo dagli occhi misteriosi e i capelli scuri, si addormentò.

<<Helorien!>>.
La ragazza strinse gli occhi, lottando contro l’istinto di svegliarsi.
<< Helorien!>>
Si concentrò sulla sensazione di benessere che provava e ne cercò il motivo tra i ricordi offuscati, cercando di afferrare l’ultima immagine che le turbinava nella mente. Poi si ricordò di dover andare a prendere l’acqua dal pozzo e di colpo la gioia svanì. Si tirò a sedere sul bordo del letto e strofinò gli occhi impastati. Si strinse i capelli in una momentanea crocchia sulla testa e poi li rilasciò cadere sopra le spalle. A differenza della maggior parte dei suoi conoscenti, li aveva di un castano chiaro e leggermente mossi. Si vestì, infilò controvoglia gli stivali del giorno prima e fece velocemente colazione con del frumento e un po’ di latte fresco, poi recuperò il secchio quasi vuoto da dietro la porta e si avviò verso il pozzo.
Quando richiuse la porta dietro di sé, sgranò gli occhi. Un alone nero e scuro ricopriva la maniglia, come se fosse stata bruciata. Immaginò che fosse uno scherzo di qualche compagno e cominciò a masticare sottovoce imprecazioni contro di loro, quando si accorse che l’alone aveva la forma di una mano.
Senza pensarci, avvicinò la mano tremante alla maniglia e la sovrappose alla macchia. I bordi coincidevano con il profilo delle dita. Sentì il cuore sprofondare nel petto con una fitta e fu in quel momento che la maniglia prese fuoco. Le fiamme l’avvolsero e la ragazza indietreggiò, inciampando e cadendo all’indietro, spaventata ed eccitata allo stesso tempo. Lanciò rapida un occhiata al fondo del secchio, si rialzò velocemente e svuotò tutta l’acqua che le restava sulla porta, domando il piccolo incendio. Un brivido le corse lungo la schiena e all’improvviso sentì freddo. Prese il secchio e scappò verso il pozzo, senza pensare, senza sapere che alla sua casa e alla sua famiglia restavano solo quattro minuti di vita.